Il decadimento cognitivo, ad oggi, rappresenta uno dei maggiori campi di interesse della ricerca scientifica, ed è ormai entrato a fare parte del linguaggio comune. Questo interesse è sicuramente giustificato dal progressivo allungamento dell’aspettativa di vita e dalla conoscenza, ormai condivisa, che invecchiare non è necessariamente sinonimo di “malattia”, nonostante i fisiologici ed inevitabili cambiamenti che l’avanzare dell’età comporta.
Meno spesso, invece, si considera che tra un estremo e l’altro, cioè tra una quadro di “normalità” e un quadro di demenza conclamata, si trovano numerose condizioni intermedie. Ad esempio, il “Mild Cognitive Impairment” (MCI), o “Deterioramento Cognitivo Lieve” è quella condizione che si situa un po’ a metà strada tra un invecchiamento “normale” o fisiologico, e una vera e propria demenza. In generale, si iniziano a notare difficoltà nella vita quotidiana in misura maggiore rispetto a quelle incontrate dalla maggior parte delle persone a quell’età, senza però incorrere in una più invalidante condizione di decadimento cognitivo vero e proprio.
In merito alla prognosi, la letteratura scientifica non riesca ancora a fornirci dati certi. Alcune ricerche stimano che circa il 60% delle persone con diagnosi di MCI rimanga stabile nel corso di 2-3 anni, non sviluppando quindi un conclamato quadro di demenza nel breve tempo. Altri studi evidenziano invece come addirittura nel 40% dei soggetti i sintomi diminuiscano significativamente ai controlli successivi.
Non bisogna poi dimenticare che, come già ricordato, invecchiare è inevitabile, ma soprattutto è fisiologico: oltre ai numerosi sintomi fisici, come ad esempio l’abbassamento dell’udito, anche il cervello invecchia! Alcune zone del cervello sono più coinvolte di altre, e alcuni sintomi, come ad esempio la minore efficienza dalla memoria, sono più frequenti.
Nonostante questo sono ormai sempre di più gli anziani che raggiungono un’età avanzata in buona salute o con la voglia di continuare a scoprire cose nuove. Uno studio del 2004 (Kliegel et al.) mostra infatti come sono proprio gli anziani che non smettono di viaggiare o imparare cose nuove, o anche più semplicemente di occuparsi delle proprie spese, che mantengono un migliore funzionamento cognitivo!
Bibliografia
Psicologia dell’Invecchiamento – Rossana De Beni (2009)
Introduzione alla malattia di Alzheimer e alle altre demenze – Giuseppe Gambina e Carlo Pasetti (2008)
Amieva H., Letenneur L., Dartigues JF et al., 2004. Annual rate and predictors of conversion to dementia in subjects presenting mild cognitive impairment criteria definied according to a population based study. Dement Geriatr Cogn disord 18(1):87-93.
Larrieu S., Letenneur L., Orgogozo JM., et al., 2002. Incidence and outcome of mild cognitive impairment in a population-based prospective cohort. Neurology 59(10):1594-1599.
Ritchie K., Touchon J. (2000) Mild Cognitive impairment: conceptual basis and current nosological status. Lancet 355:225-228.