LA RIABILITAZIONE dell'AFASIA



L’afasia 
è un disturbo del linguaggio acquisito, cioè conseguente ad una lesione cerebrale.

Una persona afasica può avere difficoltà a parlare, a comprendere quello che gli viene detto, ma anche a leggere e scrivere (e in questi casi si parla rispettivamente di alessia e agrafia). 
Il linguaggio nell’afasia varia notevolmente da persona a persona, spaziando da lievi difficoltà nel trovare le parole giuste, ad un parlato caratterizzato da poche sillabe o, ancora, ad una totale incapacità di parlare. 

È possibile riabilitare l’afasia?

Il trattamento dei disturbi afasici ha ricevuto grado di raccomandazione A
(linee guida Consensus Conference, Siena 2010). 

La revisione della letteratura scientifica ha infatti evidenziato come il trattamento intensivo e protratto nel tempo sia da ritenersi efficace. Inoltre, appare ormai chiaro, che la distanza dall’ictus o dal trauma non pregiudica l’efficacia della riabilitazione, che può quindi essere intrapresa anche a distanza di anni

Come fare? Qualche consiglio…
Come anticipato, ogni caso è diverso, e l’attenzione del riabilitatore si concentrerà su aspetti diversi a seconda delle difficoltà incontrate. Tuttavia, è possibile mettere in atto qualche strategia anche a casa per aiutare la persona cara a comunicare con noi:
  • soprattutto nelle prime fasi di malattia, è importante parlare in modo chiaro, utilizzando frasi brevi, con poche subordinate. Meglio evitare frasi lunghe e complesse come ad es. “Oggi in centro ho incontrato Franco che mi ha detto di salutarti”. Meglio spezzettare il contenuto in brevi informazioni più comprensibili come, ad es: “Oggi sono andato in centro. Ho visto Franco. Mi ha detto di salutarti.”
  • Guardare la persona direttamente in viso
  • Anche i gesti possono aiutare a rendere più chiaro ciò che stiamo dicendo. Ad esempio, chiedere “Vuoi da bere?” indicando il bicchiere, o indicare la finestra chiedendo allo stesso tempo “Vuoi che chiuda/apra la finestra?”, ecc.
  • fare domande che richiedono una risposta SI/NO (domande chiuse). Ad esempio, meglio dire “Hai mangiato la pasta a pranzo?” piuttosto che: “Cosa hai mangiato a pranzo?”. La prima domanda richiede infatti come risposta solo SI o NO.
  • È utile chiedere subito conferma di quanto abbiamo capito dalla conversazione, per evitare malintesi. Ad esempio, se non siamo sicuri di avere capito bene di chi sta cercando di parlare il paziente, o cosa desidera, chiedere conferme del tipo: “Stai parlando di tua sorella?”, “Vuoi la maglia?”.
  • Avvertire quando si passa ad un nuovo argomento di conversazione. Quindi non iniziare subito a parlare di un nuovo argomento, ma dire prima: “Parliamo d’altro. Parliamo di…”.
  • Meglio fare domande semplici e lasciare alla persona afasica il tempo per capire e il tempo per trovare la risposta.
  • Incoraggiare l’uso di gesti
  • Assumersi la responsabilità di non avere capito. Ad esempio dicendo: “Scusa, non ho capito. Vuoi bere?”
Bibliografia
La riabilitazione neuropsicologica – Un’analisi basata sul metodo evidence-based medicine (Vallar et al., 2012)
La riabilitazione neuropsicologica. Anna Mazzucchi (2012).


Recapiti

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