STRESS e CERVELLO



Stress e funzionamento cerebrale: c’è una qualche relazione?


Oggi parliamo di stress e di come questo vada ad agire sul nostro cervello e, dunque, sulla nostra efficienza quotidiana.


Quando si parla di stress è inevitabile parlare di CORTISOLObanalmente conosciuto come ormone dello stress”.

Senza entrare nello specifico, il cortisolo è un ormone (steroideo) che viene rilasciato nel nostro corpo tramite una catena ormonale che parte una struttura cerebrale chiamata ipotalamo. L’ipotalamo rilascia un ormone chiamato ormone rilasciante corticotropina che, a sua volta, stimola  l’ipofisi anteriore a rilasciare l’ormone corticotropico che, infine, stimola la ghiandola surrenale (e in particolare la corteccia surrenale) a produrre cortisolo. Il cortisolo ha poi effetti nel nostro cervello andando ad agire sui canali del calcio. Una bella catena insomma!


Ma quindi cos’è il cortisolo? E a cosa serve?

In parole semplici è un ormone che va a mobilizzare le risorse di energia, sopprime il sistema immunitario e agisce direttamente sui neuroni del sistema nervoso centrale (i canali del calcio, appunto). 

Qualche effetto sul nostro comportamento e sulla nostra efficienza cognitiva, quindi, il cortisolo ce l’ha. È infatti proprio grazie a questo ormone se riusciamo a sopportare gli stress della nostra vita quotidiana. Queste risposte fisiologiche aiutano il nostro corpo a fronteggiare quanto gli accade, sia esso scappare da un predatore, l’ansia prima di un esame o anche una stimolazione emotiva come l’innamorarsi! 


STRESS CRONICO 

Come può dunque una risposta fisiologica farci del male? Sentiamo spesso parlare di stress cronico o di quanto lo stress faccia male. . . 

A livello fisiologico tutto ha a che vedere con il sistema del calcio su cui il cortisolo va ad agire: se i neuroni sono saturi di calcio (cioè ce n’è troppo) muoiono!

Ecco perché si dice che lo stress fa invecchiare: perché alti livelli di stress, e quindi di cortisolo nel sangue, hanno effetti simili all’invecchiamento sul cervello.

Una morte delle cellule cerebrali prematura porta, come si può immaginare, ad un’efficienza cognitiva minore. Quindi ad un processo simile a quello che ha luogo, ad esempio, in una decadimento cognitivo.  Ovviamente, stiamo parlando di casi estremi, ma ormai la letteratura scientifica ha prodotto numerose ricerche che dimostrano la correlazione tra alti livelli di stress e la morte cerebrale. 


STRESS e DISTURBI PSICHIATRICI 

Un’eccessiva attivazione di questa catena ormonale è associata anche ai DISTURBI ANSIOSI e alla DEPRESSIONE.  Numerose ricerche sembrano proprio suggerirci che esista un legame. Iniezioni dell’ormone rilasciante corticotropina (che, ricordiamo, a sua volta fa rilasciare il cortisolo) in modelli animali producono risposte  comportamentali molto simili alla depressione: minore appetito, insonnia, minor desiderio sessuale e anche aumento dei sintomi ansiosi. 


Quindi, quando ci viene detto che un ritmo di vita troppo stressante fa male alla salute, è proprio vero. Così come è vero che se siamo troppo preoccupati (e aggiungo, anche in carenza di sonno) la nostra efficienza cognitiva risulterà sicuramente diminuita. Quindi saremo meno attenti, la memoria sarà meno efficiente e saremo molto più a rischio di fare errori. 



Cosa può fare il neuropsicologo?

Se uno stress eccessivo o un quadro depressivo hanno prodotto un calo di efficienza cognitiva il neuropsicologo può essere di grande aiuto. 

Prima di tutto, una valutazione neuropsicologica potrà dirci se il calo di efficienza è oggettivo, cioè se esiste davvero, oppure no. Da qui si valuterà se può essere necessario un ciclo di sedute per “riallenare” i nostri punti deboli.


Anche in caso di depressione la neuropsicologia entra in campo: infatti la depressione può portare addirittura ad un quadro che viene definito “PSEUDODEMENZA DEPRESSIVA”. La persona mostra tutti i sintomi di un decadimento cognitivo ma, in realtà, si tratta di una condizione che, se diagnostica nel breve tempo, è soltanto transitoria. Una volta individuata la depressione e messa in atto una terapia adeguata, i sintomi dovrebbero scomparire. In questo caso la diagnosi neuropsicologica e quella di depressione sono fondamentali per distinguere se si tratta di un vero e proprio quadro di decadimento cognitivo oppure di un transitorio calo di efficienza dovuto alla sindrome depressiva.



Recapiti

  Cellulare: 3290135477    Email: info@chiaracerroneneuropsicologia.it    Appuntamento: Riceve a Vercelli, Novara e a domicilio P.I. 02524620024



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